martedì 26 marzo 2024

Sull'avere torto

 «Una coscienza ipertrofica è sempre egocentrica, e conscia soltanto della propria presenza. È incapace di apprendere dal passato, incapace di comprendere gli eventi del presente, e incapace di trarne delle corrette conclusioni per il futuro. È ipnotizzata da se stessa, e perciò non intende ragioni. È quindi condannata a delle catastrofi che necessariamente la uccidono. Paradossalmente l’ipertrofia dell’io è un diventare inconscio della coscienza»

(C.G Jung )


Tutte le volte che rimpiazzi o cerchi di rimpiazzare, il dato di realtà con una teoria spirituale qualunque stai praticamente appesantendo il tuo stesso corpo energetico. Ogni convinzione cristallizza materia densa, rendendo il corpo astrale sempre più lento e incapace ad adattarsi ai cambiamenti, oltre che a ricevere informazioni da un spazio oltre l'ego. Ogni volta che 'io credo' non è supportato da un 'io ne ho esperienza' abbiamo un serio problema: nei casi migliori di autosuggestione, nei peggiori di delirio mistico che ci porta ad emettere quei grandi proclami che tendono a farci apparire (almeno a certi occhi poco allenati) molto elevati, saggi. La versione più furba è quella del, "ma io LO SO perché ne ho esperienza diretta" come se questo bastasse a dimostrare la validità di un assunto. Può servire da indicazione di un sentiero, sì. Spesso questo assunto non è seguito però da una possibilità di verificarla questa esperienza diretta, anche e soprattutto perché nel mondo della sfocatura la soggettività ha un ruolo predominante (sopratutto in coloro che affermano di essere fuori dalla sfocatura).

 Perciò chi può dire che ciò che 'vedi' tu sia reale più di quel che 'vedo io'? Chi può davvero affermare quale sia la VERITA'?

Sono dell'idea che il 'come si fa' sia il centro terapeutico ove si risolvono questi inganni portati avanti a suon di proclami spirituali grandiosi. Quando sento o leggo un grande proclama chiedo sempre al proclamante: ok, come ci si arriva? Come hai fatto ad arrivarci tu?

Se non sa dirmelo o non ha un 'come fare' per me è aria fritta ed è meglio chiuderla lì, senza mai arrogarmi il diritto di cercare di tirare duori qualcuno dalle proprie proiezioni. Non che ciò che dice non possa essere vero per lui. Ma, tutto sommato se è vero SOLO per lui ed io non ho modo di verificarlo posso solo assumerlo per fede e sperare che abbia ragione. Poi però ho bisogno di un 'come fare' per verificarlo.

Spesso la spiritualità divulgativa, i suoi grandi proclami, e certe teorie soffrono del fatto che chi le ha emesse, pur essendo in buona fede, non si rende conto di star proiettando sè stesso in ciò che dice di vedere. Il più delle volte il grande slogan spirituale è un tentativo dello stesso proclamante di non ascoltare la sua angoscia di fronte al non conosciuto e metterci una pezza per evitare di incontrare il suo dolore. E' spessissimo un tentativo di convincere sè stesso tentando di convincere gli altri, perchè più ripeto con convinzione qualcosa più finisco per crederci e farci credere anche gli altri. L'angoscia si placherebbe se costui si decidesse ad esplorare davvero il suo inconscio, le realtà sottili oltre la sua sfocatura, scoprendo ciò che inconscio non è, dotandosi di una disciplina rigorosa e magari mettendo alla prova le sue stesse convinzioni. Se si decidesse insomma a dedicarsi ad una pratica,  una serie di passi più o meno ripetibili che portano a determinati risultati. Su questo si basano le grandi e solide tradizioni, quelle che non fanno troppi proclami ma ti spiegano sempre il come fare.

Ora permettetemi di fare una distinzione fra una spiritualità efficace ed una per me inefficace. Inefficace è tutta quella pletora di citazioni, principi inverificabili che costringono ad atti di fede, citazioni motivazionali quali tu sei già Dio, ascolta il tuo cuore, tu sei il tutto, il potere è dentro di te, che al massimo ci possono togliere un po' d'ansia nei momenti bui, ma si scontreranno sempre col muro della santa tierra pachamama. La realtà. Se infatti la realtà non mi conferma che 'il potere è dentro di me' se continuo a soffrire e a sbattere il muso contro gli stessi problemi a che serve ripetermi : 'il potere è dentro di me?'. A nulla, appunto se non a rinforzare il mio già fissato punto d'unione su una univoca visione dei fatti. 

E il fatto osservato dallo stesso Jung, ed esposto nella spietata citazione iniziale è: più ti rifiuti di osservare l'operato del tuo inconscio dentro di te, più in qualche modo la vita alzerà il volume. Puoi darti la pena di verificarlo da te continuando a ripetere ciecamente costrutti e idee di altri che ti 'risuonano' ma che non hanno alcuna evidenza sul reale, e vedendo che la tua vita non fa che peggiorare. Le tue relazioni peggiorano o becchi sempre lo stesso genere di persone che ti tardiscono e ti deludono. Puoi vedere il tuo lavoro che crolla, i tuoi soldi che finiscono, la tua salute che si deteriora. E puoi scegliere se ancora una volta dare la colpa al 'la fuori', all'universo predatorio pieno di voladores, alle entità maligne che si nutrono del tuo dolore, ai non coscienti e non risvegliati che ti circondano e ti fanno del male. Puoi credere che tu non sei di questo mondo e questo mondo è un illusione, che devi uscirne, che devi smettere di incarnarti. Oppure puoi provare a vedere qualcos'altro.

Sembrerebbe infatti che il modo di funzionare in questa dimensione sia: o impari o ripeti sempre gli stessi cicli. E qualcuno sta già dicendo ah ma anche questa è una convizione spirituale. Certamente. Il sottoscritto non è certo esente da sfocatura e da porbabili bias cognitivi, come qualche furbetto invece afferma di essere, quindi potrei certamente sbagliarmi. Ma, con una punta di presunzione forse posso affermare di poter dire alle persone il 'come fare' almeno fino dove io sono arrivato. E la mia vita e quella di molti che hanno deciso di cedere le convinzioni dell'ego per avere una possibilità differente ad oggi confermano questa teoria, e la relativa pratica. 

In fondo al mio cuore persiste sempre un atteggiamento che in molti oggi si sono scordati e che invece può salvarci la vita di fronte alle 'catastrofi'  di cui sopra.

La disponibilità a avere torto sulle proprie inveterate convinzioni spirituali. Il vero atto di umiltà possibile.

L'apertura verso la possibilità che qualcosa d'altro oltre alla nostra mente ipertrofica ingrassata a suon di slogan, possa davvero insegnarci, guidarci e rettifcare ciò che va retificato. 

E quel qualcosa agirà se gli permettiamo di agire. Verficiheremo così che molto di ciò che ci accade è per noi, per la nostra crescita ed evoluzione. E come dicono i miei spiriti guida, spesso è solo dopo, a posteriori che ti accorgi che un disastro era un insegnamento, e che magari se fossi stato disposto ad avere torto prima avresti accolto l'insegnamento senza dover attraversare il disastro.


giovedì 29 febbraio 2024

Consigli per la trasformazione, una piccola roadmap di lavoro

 

Non è più tempo di favole. E' tempo di lavorare davvero. Non è più tempo di raccontare di sapere, bisogna saper fare e fare sul serio, con costanza, consistenza. In un calderone spirituale che raccoglie qualsiasi narrazione, anche la più fumettosa, il lavoro pratico, rigoroso, autentico sta diventando una necessità. Vi do i miei personalissimo consigli su come lavorare per trasformarvi davvero: 

Primo: ricordatevi di fare un lavoro che impieghi tutti i corpi: fisico, eterico, astrale, mentale. Se non lavorate anche col corpo e sul corpo, non state lavorando. Il corpo cristallizza ed esteriorizza la quasi totalità del nostro inconscio, anzi possiamo dire che il corpo è l'inconscio della mente abituale quindi è importante mantenerlo sano e flessibile per facilitare la fuoriuscita di memorie cellulari e altre cristallizzazioni.

 Secondo: dobbiamo imparare a lavorare in due direzioni: quella del raffinamento dell'energia e quella dell'aumento dell'energia. Ma prima di tutto ciò, come fate a lavorare sulla vostra energia se nemmeno ci siete? Se non riuscite a ricordarvi di voi neanche una volta al giorno? Quindi a costo di sembrare ripetitivo vi consiglio caldamente di acquisire la capacità di essere presenti a comando, in qualsiasi situazione e di imparare a stare in uno stato di doppia attenzione (vedo me stesso, vedo la realtà come dice Zeland) come primo, primissimo scopo del vostro lavoro su voi stessi. Se non avete questo non potete sperare di passare alle fasi del raffinamento. L'energia è nettamente percepibile (quando non addirittura visibile) se siamo in uno stato di presenza.

Raffinare significa portare da denso a sottile, da pesante a leggero. Perchè farlo? Più il nostro Qi, la nostra energia sono raffinati più siamo a contatto cosciente (e sottolineo) cosciente con la parte spirituale della realtà, la sua parte sottile.

E come si fa? Innanzitutto imparate un metodo energetico che spinga fuori le densità innanzitutto, il Saminchaquy della tradizione andina, il Peng Qi Guan Ding del Zhineng Qigong, o il pilastro centrale della Golden Dawn sono alcuni esempi, e praticatelo ogni giorno. Sono tutti metodi che prendono l'energia dall'alto e la riversano verso i basso, facendola muovere o circolare attraverso il corpo. Dall'alto perché vogliamo sempre prendere da qualcosa che sia al di fuori, al di sopra di noi. E' il simbolo con cui ci affidiamo e riceviamo energia da qualcosa d'altro e virtualmente di superiore a me. Già solo fare questo ogni giorno per qualche mese porterà un profondo cambiamento nell'esperienza e nella percezione della vita. Però a mio parere non basta. Le densità non sono solo eteriche, ma anche astrali e mentali. Quindi a fianco di un lavoro energetico dovremmo voler integrare un lavoro di rilascio emotivo, il rilascio di Lester Levenson, il metodo Yin, il Focusing di Gendlin, il processo della Presenza o qualcosa di simile. Dovrebbero essere lavori che usano il sentire, e che vi mantengono nel sentire, alleggerendolo progressivamente senza però spingervi lontano dalle negatività. E poi vogliamo lavorare sul corpo mentale. Ora, oltre alle raccomandazioni su esercizi di contemplazione e silenzio mentale (vd Bardon, oppure Istruzioni per maghi erranti 3.0), vi consiglio caldamente di cominciare a leggere qualcosa di diverso dalle solite menate. Leggete testi complessi di tradizioni esoteriche e spirituali differenti dalla vostra preferita, uscendo ogni tanto dalla zona di comfort delle storie che vi raccontate. Ad esempio in questo periodo sto leggendo un testo di Buddismo Tibetano, e certa letteratura russa dei padri del deserto. Sto anche dando un'occhiata a un manuale di meditazione di Scaligero. Certo questo è infinitamente lontano da ciò che sono solito leggere, quindi perché farlo? Dovete farlo innanzitutto per diventare più intelligenti. E perché se costringete il vostro mentale ad acquisire nuove strutture di pensiero lo renderete meno rigido innanzitutto, più leggero e avrete più possibilità di decodificare le vibrazioni usando concetti e forme pensiero differenti da quelle che fate di solito. Oltre al fatto che leggere di metafisica e filosofia in generale sviluppa i chakra superiori (Ajna, Fronte, Corona) e vi avvicina alla possibilità di sentire, in un barlume di grazia, l'assoluto. Fare abitualmente questo tipo di lavoro col corpo mentale vi darà una cosa che manca a moltissimi spiritualisti : un'intelligenza esoterica. Ossia quella capacità di intuire una struttura comune al di sotto di differenti insegnamenti e tradizioni, e cogliere così ciò che ha la maggior probabilità di essere reale e verificabile. E adesso vediamo l'aumento dell'energia: oltre a raccoglierla con movimenti, esercizi, mantra e quant'altro il mio consiglio è come sempre quello di smettere di disperderla. Come? Ad esempio in pensieri ed emozioni casuali. In abitudini dannose e inveterate. In esplosioni emotive. In giustificazioni e spiegazioni sulle proprie opinioni. In una costante e continua lucidatura del proprio personaggio esibito sui social, e nella vita, personaggio che deve sempre sembrare felice, vincente, e anche illuminato o risvegliato. La cosa migliore che potete fare per smettere di disperdere energia in questo modo è seguire pedissequamente il castanediano consiglio di essere spietati con la vostra importanza personale e tutto ciò che essa vi porta a fare. Smettere di difendervi. Smetterla di negare i vostri difetti. Smetterla di cercare di sembrare risvegliati, perfetti, di credere di essere a contatto con chissà quai verità assolute. AZZERATE il vostro dialogo interno, e allora vedrete. Smettetela di confrontarvi con gli altri. La vostra energia sarà così ri-circuitata per nutrire qualcosa d'altro, quel qualcosa che da solo può portarvi davvero a sperimentare la realtà del sottile e la sua vera natura, che ha quanto pare ha davvero poco o nulla a che fare con ciò che ne si dice in giro.

Ultimo consiglio: distaccatevi completamente dai risultati, non cercate di lavorare su voi stessi solo per ottenere qualcosa. Rinunciate altresì all'esperienza mistica, agli stati trascendenti, agli effetti speciali che sono qualcosa che può arrivare come non arrivare. Dedicatevi a fare BENE e con COSTANZA il lavoro, e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta.


mercoledì 14 febbraio 2024

L'amore, la coppia. la coscienza da soap opera

Abbandoniamo per sempre la coscienza da soap opera! E se vogliamo fare un salto incisivo e definitivo verso un amore di coppia che abbia senso, abbandoniamo per sempre l'ideale dello struggimento emotivo, così ben rappresentato da certa musica di cui siamo testimoni di recente. Non deve essere struggente. La gente crede che se non è struggente e passionale, se non è estremo yang allora non è amore. Non è passione. In molti, abbiamo in fondo all'inconscio una segreta convinzione che l'amore sia sofferenza in qualche modo perchè è quel che abbiamo sempre visto fare in questo mondo. Nel libro della giustizia (che ho finito per inciso), i miei spiriti guida mi hanno tracciato una mappa di quel che potrebbe essere la strada verso la possibilità di una relazione sana, ma prima capiamo cosa significa relazione sana (almeno secondo me, si intende). Sano è qualcosa che promuove la vita, la creazione, la crescita e il benessere di tutti coloro che vi sono coinvolti. La mappa disegnata dai miei è fatta di alcune tappe precise della quale una è il rinunciare al cercare di insegnare e cambiare l'altro e diventare padri e madri di sé stessi prima di potersi avventurare in una relazione. Le relazioni sono energeticamente interazioni di campi, e se i campi sono dissonanti creeranno energia pesante che tenderà a deteriorare e distruggere tutto. Se i campi sono in risonanza invece tenderanno a creare benessere, a far crescere e sviluppare anche e soprattutto nelle difficoltà. Ogni relazione rappresenta un preciso riflesso della nostra 'situazione interiore', uno specchio perfetto di ciò che non vediamo di noi stessi. E almeno finchè non ci svegliamo (inteso alla Zeland) siamo agiti da script tendenzialmente sempre uguali, nei quali ognuno è ignaro attore. Ecco i soliti modelli così comuni e diffusi sostenuti dalla soap-opera: il dipendente e il narcisista. La crocerossina e il paziente da salvare. Il salvatore e quello da salvare. I personaggi sono sempre gli stessi modelli sotto nomi diversi. Se soffriamo in una qualsiasi relazione d'amore, o non è amore oppure forse le nostre convinzioni inconsce sull'amore sono da scoprire e rivedere. Ad esempio io consiglio alle persone con cui lavoro di smettere di cercare di cambiare l'altro e interrompere immediatamente quella disperata impresa di 'far capire all'altro' la vera natura dell'amore (che in genere è proprio quella della persona con cui sto lavorando). Se lui o lei non capisce o non può o non vuole, e assolutamente non sta scritto da nessuna parte che DEVE capire. E in tutti i casi è bene ricordarsi che sebbene la coppia sia uno spazio in cui ognuno vede la sua ombra riflessa nell'altro, cercare di guarire, cambiare, o risvegliare l'alrro perchè NOI SAPPIAMO COS'E' L'AMORE significa solo che non abbiamo ancora capito come funziona qui. L'esterno è il riflesso dell'interno. Può non piacervi o potete non essere d'accordo con me, ma la mia esperienza ad oggi è che volenti o nolenti la vita ci mette e ci metterà sempre davanti ciò di cui abbiamo bisogno per crescere evolvere e maturare. L'altro per quanto disfunzionale si aggancia sempre e riflette le nostre cariche emotive non integrate, i nostri traumi e ferite e rispecchia il nostro livello evolutivo. Proprio perchè l'amore è la sostanza che nutre questa dimensione, l'atto più amorevole che la vita possa fare è di mostrarci sempre e comunque il nostro ruolo in quel che accade. La coscienza da soap opera al contrario vi fa mettere tutto il potere fuori perchè: "sei l'unica ragione", "senza di te non vivo più", o il più raffinato "io ti salverò insegnandoti la via dell'amore risvegliato". Purtroppo no. Non c'è nessuno da cambiare. Non c'è niente da insegnare. Non c'è nessuno da risvegliare e aiutare a capire, se non noi stessi: siamo noi che facciamo tutto. E se cambieremo noi stessi, se la smetteremo di cercare il papà e la mamma nelle nostre relazioni, se la smetteremo di ergerci a sapienti conoscitori delle verità spirituali da insegnare all'altro in coppia, se inizieremo a scoprire il nostro male e la nostra ombra e ad amarla forse allora potremo avere le relazioni sane.  

Ama il prossimo tuo COME te stesso


lunedì 22 gennaio 2024

Il problema del pensare, il potere del silenzio

 "Poco per volta ci renderemo effettivamente conto che non è affatto necessario riflettere: tutto il necessario viene fatto da QUALCOSA al di là o al di sopra di noi, con una precisione e una infallibilità crescenti, a mano a mano che ci abituiamo a riferirci a questo Qualcosa. Ci rendiamo conto allora che non è necessario ricordarsi, perché l'indicazione precisa arriva proprio all'istante voluto; che non è necessario preparare le azioni, perché una molla segreta le mette in moto senza che lo decidiamo o che ci pensiamo, facendoci fare esattamente quel che bisogna fare, con una saggezza e una preveggenza di cui la nostra mente così miope non è capace. E vedremo che più obbediremo a queste intimazioni inaspettate, a questi fulminei suggerimenti, più questi diventeranno chiari, frequenti, imperiosi, abituali, come una specie di funzione intuitiva, con la differenza però che mentre le nostre intuizioni sono sempre inquinate e deformate dalla mente la quale d'altronde tende a imitarle e ad imporci le sue ubbie come rivelazioni), qui in- vece la trasmissione sarà limpida, silenziosa, corretta, per la buona ragione che la mente è diventata muta.Tutti abbiamo avuto esperienza di certi problemi che si risolvono misteriosamente ente da soli nel sonno, cioè quando la macchina pensante si ferma."

(Satprem, Sri Aurobindo l'avventura della coscienza)

L'identificazione con il pensiero e la sua attività è un grosso e difficilmente superabile ostacolo alla propria crescita. Puntualmente ci ricadiamo ogni qual volta ci facciamo piccoli nell'aderire a un pensiero qualsiasi esso sia. E diciamolo chiaramente. Quasi ogni principio spirituale cui abbiamo aderito spesso rimane a livello di pensiero, quasi ogni concetto che diciamo di conoscere è rimasto 'mentale'. Non che il mentale sia sbagliato, o inutile come qualcuno vorrebbe farci credere. Ma ha i suoi limiti e il suo campo d'azione. Molta mia spiritualità è stata mentale fin quando non ho imparato a rallentare prima e sospendere poi (almeno parzialmente, in alcuni momenti) l'attività stessa della mente. E non è che sono un campione del mondo, a volte la mente mi trascina ancora. Ma ho imparato ad averci a che fare e a dirle di tacere, e molto spesso dopo anni di lavoro riesco a farlo con grande soddisfazione poiché da quei lunghi silenzi ho imparato esattamente ciò che è riportato nella citazione summenzionata. C'è un potere nel silenzio. C'è un'enorme potenziale non solo nello starsi zitti e nell'osservare passivamente il chiacchiericcio mentale, ma anche nel non parlare quando vorresti, nel frenare quegli impulsi che ti arrivano da chissà dove quando credi di avere la verità in tasca. E purtroppo questo è un mondo ove chiunque sente di dover dire la sua, di doverti comunicare a prescindere la sua opinione. Ho appreso a mie spese che la mia opinione non è mai richiesta, anche se sento di doverla dire. Quando aderisco totalmente a un impulso che mi dice che io ho la verità in tasca e devo dirla, cado in quel restringimento della coscienza che non è altro che identificazione, ego, e mio malgrado noto che questo è un trend molto comune per lo spiritualista che si approccia magari per la prima volta a queste oscure materie. Si parla spesso di amore, di anima, di spirito. Si parla e si pensano questi concetti come se il mentale ne avesse davvero afferrato il senso. E in quel parlare e pensare questi concetti si sente (perché il sentire è sempre la chiave), tutta la disperazione di un ego che non ha armi di fronte al vuoto della non conoscenza , non ha altre armi che non siano l'arrangiare e il giustapporre concetti uno appresso all'altro di modo che scimmiottino una qualche narrazione spirituale. Così ci sembra di sedare quell'ansia, quel vuoto che viene da fatto che IO non so. Non conosco. Quando mi trovai di fronte a questo, anni fa, sentii di essere stato sconfitto, avevo dentro tante belle parole ma poca o nessuna esperienza diretta di cose come anima e spirito. E decisi di andare in cerca delle esperienze reali. Se prendiamo questa decisione, è bene ribadirlo, c'è bisogno di tanta pazienza, di rimboccarsi le maniche e di cominciare a lasciar andare ogni singolo pensiero rispetto ai temi tanto cari della spiritualità. Come dicevamo proprio ieri durante il laboratorio avanzato di presenza, uno dei metodi principali è il rilascio dei pensieri che vince la mente per sfinimento. Per ogni pensiero, per ogni narrazione, buona bella o brutta guardiamo ciò che la mente fa e diciamole: 'posso lasciar andare questo pensiero ed essere pace anziché questo?'. Facciamolo ogni volta che sorge un pensiero negativo certo ma anche per i positivi. Lasciamo andare ogni cosa fin quando la mente non si stanca di sollevare narrazioni. A quel punto staremo in quel vuoto, in quel silenzio e inizierà a parlare qualcos'altro quel qualcos'altro che porta l'esperienza diretta, le soluzioni, le guarigioni. Scopriremo col tempo un altro fatto sconvolgente, e utile. Nel momento in cui azzittiamo la mente per la prima volta da dentro quel campo di silenzio possiamo notare, al suo esterno un movimento di forme pensiero che cercano di entrare. Noteremo che i pensieri vengono da lontano, da fuori, come diceva lo stesso Sri Aurobindo. E Scopriremo qualcosa che era noto anche a Jung, qualcosa che scoprì parlando con le sue guide:

Diceva che mi comportavo con i pensieri come se fossi io a produrli, mentre, secondo lui, i pensieri erano dotati di vita autonoma, come animali nella foresta, o uomini in una stanza, o uccelli nell’aria: “

La domanda da farci è sempre la stessa. Se noi non siamo i nostri pensieri allora cosa siamo? Lo potrete scoprire solo esperienzialmente, facendo tacere la vostra mente e scoprendo cosa c'è al di la di tutte le vostre narrazioni spirituali.


mercoledì 27 dicembre 2023

Falsi dei e altre storie

Integrare è andare oltre, mi dicevano gli spiriti guida durante la stesura del prossimo libro della giustizia. E questo è qualcosa di elusivo e difficile quando a dover essere superata è proprio la convinzione della solidità delle nostre convinzioni spirituali. Ad esempio per lungo tempo io sono stato convinto che i miei (spiriti guida) fossero delle vere e proprie persone. "Noi siamo te, ma a un livello differente", non hanno mai smesso di ripetermelo ma questo era difficile da accettare. Specie quando succedevano e succedono delle cose inspiegabili come miracoli e previsioni del futuro. Siamo te. Sarei io dunque ad aver fatto tutto, apparizioni, visioni, viaggi, spostamenti della realtà? Si. Quel te più grande, chi lo chiama spirito, chi anima, chi in altri fantasiosi modi. Quello è ciò a cui devi gradualmente riavvicinarti. L'impressione di essere un corpo, una mente, una storia, si riduce nella misura in cui attraversi gli strati di vita a cui ti sottopone. Fatti belli, fatti brutti. Fatti. Rinsaldando la presenza, il lavoro con gli spiriti guida e unendo i puntini di una serie di eventi, rintracciando la loro narrazione sottostante è impossibile non accorgersi di come funziona questo meccanismo. Giorni fa avevo un dubbio, proprio su di loro, sugli spiriti, se fossero attendibili oppure no. Qualche volta (molto poche) in passato si sono sbagliati. Avevano previsto qualcosa che poi non è accaduto. Questo, contro il migliaio di mila volte che invece ciò che avevano predetto bene, era come un buco nel muro che non potevo non fissare. Allora mi sono fatto questa domanda, e l'ho tenuta in mente per un po'. Dopo un periodo di qualche giorno cominciò a balenarmi in mente il titolo di un vecchissimo libro, che avevo cestinato anni prima per averlo ritenuto poco interessante. Ma questo libro continuava a tornarmi in mente, come un fastidioso alert. E allora l'ho ricuperato. Ed è stato incredibile come questo libro contenesse le esatte risposte alle mie domande. E anche di più, avendo esso infuso nuova linfa alla narrazione del libro che sto finendo di scrivere. Ma se non avessi avuto un livello decente di intensità non avrei nemmeno visto questo pensiero fugace e probabilmente lo avrei ritenuto solo un fastidio. Ora ad unire i puntini degli ultimi anni delle mie ricerche, ho appurato che, noi siamo stazioni di trasmissione e ricezione. Il nostro cervello è una specie di radio. E come tutte le radio può essere sintonizzata su varie stazioni. Chi o cosa sintonizza una stazione piuttosto che un'altra? L'attenzione cosciente. Ma questa attenzione non è cosa banale, è anzi, qualcosa che va allenato strenuamente perché è spesso magnetizzata e attratta da ciò che siamo abituati a pensare e a provare. I segnali che arrivano in questa stazione vanno distinti, discriminati riconosciuti. A volte è lo spirito a parlare, a suscitare intuizione e informazione. E molte altre volte è 'altro'. E quell'altro è sfocatura. Ecco perché non ho mai avuto alcuna fiducia né di chi canalizza, né di chi dice di essere in contatto con qualche maestro asceso. Posso fidarmi solo di una cosa, a questo punto del mio sviluppo. Ciò che arriva a me, e ciò che posso riconoscere come reali messaggi dello spirito diretti a me, e non per interposta persona. Credo che questo sia il futuro della spiritualità, ove invece di nutrirci di messaggi di altri cerchiamo di diventare noi i recettori delle comunicazioni dello spirito. Ed è proprio in questo vecchio libro, che narra le vicende di qualcuno che ha avuto a lungo a che fare con gli spiriti guida, che trovo un'esperienza simile se non identica alla mia: chiedeva ai suoi una previsione ed essa arriva, ma poi non si realizza. Perché? Semplice. Quando hai troppe aspettative su qualcosa, quando vuoi troppo che qualcosa vada in un modo piuttosto che in un altro, è facile che la previsione venga distorta dalla sfocatura e che lo spirito possa essere mal interpretato. Ecco perchè in questo libro come in molte altre tradizioni si insiste sul non attaccamento. Così come le guide che vedi non sono altro che il modo in cui tu traduci quel segnale, quella vibrazione che viene da te, da un te più alto, da un te che in ultima analisi è pura coscienza, che interpenetra tutto ciò che esiste. Sono la forma che tu gli dai. Ecco perchè non dovresti attaccartici più di tanto. Lo sviluppo interiore allora riguarda l'integrazione e il superamento graduale dell'idea che ci siano 'spiriti' altri, dimensioni altre che esistono oggettivamente, separati dalle proiezioni della nostra sfocatura. Dobbiamo smetterla di adorare falsi dei, dargli sostanza ed energia perché il rischio di questo è la psicosi, nè più nè meno, quell'inflessibilità tracotante di chi è convinto di avere la verità in tasca e la fissazione della realtà in un punto, incatenante dal quale è molto difficile uscire. Integrare e superare costantemente i nostri falsi dei, ci permette di avere messaggi sempre più reali, un contatto sempre più profondo, e un coefficiente di luce sempre maggiore. Sento già qualcuno che mi chiede.. e allora i tuoi spirti guida? Ho fatto questa domanda a loro, e la loro risposta è stata che:

 "Ti appariremo, in questa o in altre forme, finché non avrai integrato tutta la tua grandezza..il fatto che sono più di quindici anni che ti appariamo nello stesso modo la dice lunga su quanto ancora hai bisogno di imparare e integrare...."



"Noi ci carichiamo di pesi senza fine. Non vogliamo buttar via niente del passato e ci curviamo sempre di più sotto il peso di un'inutile accumulazione. Prendetevi pure una guida per compiere una certa strada, ma quando l'avrete percorsa lasciate sia la strada che la guida e proseguite. E' una cosa che gli uomini stentano a fare: quando trovano qualcosa che li aiuta si aggrappano e non vogliono muoversi più. Chi ha fatto un passo avanti col cristianesimo non vuole più lasciarlo e se lo porta in perpetuo sulle spalle, chi ha fatto un progresso col buddismo non vuole mollarlo più e se lo porta sulle spalle: è un fardello che appesantisce il cammino e crea ritardi senza fine. Una volta superata una tappa non pensateci più: lasciatela perdere. Andate oltre!"
(Mere)

domenica 10 dicembre 2023

Ricorda

"Ricorda, ricordati. Ricordati di te stesso. Questa parola significa Resurrezione e vita, dimenticare è la morte, la via del rendere oscuro e inconscio. Se dimentichiamo qualcosa per noi è morto, ma se lo ricordiamo di nuovo, viene riportato in vita e quindi risorge. Se ti dimentichi di te stesso, muori."
Serge L. Karayan, Magical practice foundation pt1

La coscienza è una possibilità. Non è data per scontata, e hai bisogno di lavorarci molto. Non accadrà perché le frequenze della terra si alzano e allora andremo in quinta dimensione, o per l'apertura di qualche portale multidimensionale. Per far in modo che essa inizi ad esistere devi esserci ed esserci completamente. E non dovresti essere precipitoso nel dire che già ci sei. Non è così. Se così fosse saresti già illuminato. Se ogni parte di te fosse riunita in un'unica istanza integrata, saresti nel Sé e so che a molti piace credere di esserlo. Ma la separazione delle nostre parti e la separazione di noi stessi dal resto dell'universo è il segno certo che non sei ancora lì. Allora dobbiamo fare un lavoro, siamo qui per fare proprio questo. E c'è un tempo limite. Per massimizzare il tempo a disposizione dobbiamo trasformare tutta la vita nel quaderno degli esercizi. L'esercizio non è solo la meditazione o la pratica di Qigong l'esercizio è tutta l'esistenza, nella quale non diamo più nulla per scontato o poco importante. E la cosa più importante è ricordarsi di esistere, sentire di esserci. Dovremmo ricordarci che la via del rendere oscuro e inconscio è esattamente il gioco della sfocatura, l'oblio degli automatismi personali e collettivi. I torrenti del karma e le pastoie del destino. Ultimamente sto osservando quanto questa forza cieca abbia la meglio su alcune persone. Qualcosa accade dentro o fuori di loro e loro dicono 'io ho pensato', 'io ho scelto', 'io ho deciso' ma a ben guardare sono stati scelti, pensati e decisi da qualcos'altro. Può essere lo spirito del tempo, il senso comune che li muove, la fedeltà a certe genealogie, oppure il loro puer interno, quel bambino grandioso e capriccioso che deve fare sempre tutto a modo suo. E dallo stato di seconda vista si può vedere dove porteranno certe scelte fatte apparentemente in autonomia ma che in realtà erano orchestrate dalla sfocatura. Il rimedio, l'antibiotico è la luce dell'intensità: il coefficiente di luce che cresce nella misura in cui ci sforziamo di essere presenti ad ogni gesto, ad ogni incontro e in ogni situazione. Se scegli un percorso di vita piuttosto che un altro, una pratica spirituale piuttosto che un'altra, un partner piuttosto che un altro chi sta scegliendo? Se decidi di iniziare o terminare un capitolo della tua vita chi o cosa sta scegliendo? La risposta a questa domanda non è così banale come sembrerebbe e per rispondere davvero a questa domanda dovresti avere una chiarezza e una sincerità che non sono dell'uomo comune. Quella chiarezza e quella sincerità sono le opere che si costruiscono con il lavoro. Giorni fa ho letto una definizione che sulle prime mi sembrava diminutiva ma che poi ho trovato geniale:
"la magia è l'arte di trasformare sé stessi per compiere le scelte giuste. E le scelte giuste sono quelle che sono in accordo con la volontà superiore". Ok. La volontà superiore è quel qualcosa che in molti dicono di voler accettare ma poi, nella fattispecie si sbattono per rifiutare. Ogni cosa che accade non viene quasi mai interpretata come un 'esercizio' inviato dalla volontà superiore per allenarci, ma come un caso, un accadimento o nel migliore dei casi come il concetto new-age dell'io l'ho creato, io devo liberarmene. La realtà che ho potuto testimoniare personalmente è che quasi ogni evento della nostra vita arriva come un allenamento, e sottende un'acquisizione di maggior coscienza e quindi maggior potere. Per fare questo dobbiamo essere capaci di esserci ed esserci al 100%, di disporre di tutta l'attenzione, l'energia libera e la presenza di cui siamo capaci. E succede allora un fatto strano: iniziamo a pensare pensieri nuovi che non vengono dalla genealogia, dal senso comune e nemmeno dal nostro guru spirituale. Pensiamo pensieri originali ed ogni nostro pensiero diviene potente, massimizzato energeticamente. Ogni pensiero diventa un incantesimo. Il fatto curioso è che spesso questi pensieri potenti che tenderanno a materializzarsi non andranno più nella direzione di piccoli desideri, aspirazioni grandiose ed egoismi vari. Saranno sempre pensieri e intuizioni dirette al bene di tutti gli esseri, noi inclusi. Forme pensiero sistemiche come mi piace definirle. Quindi se c'è da materializzare qualcosa, spostare equilibri, o fare qualche lavoro sul sottile non lo faremo più dal punto di vista dell'IO VOGLIO, ma dal punto di vista del 'DI COSA C'E' BISOGNO QUI, ORA?' .

Disporsi in questo modo richiede una certa rinuncia: ad un certo punto delle vostre vite spirituali vi renderete conto che se rinunciate a voi stessi e ai vostri impossibili ideali di perfezione, una voce sottile e quieta inizierà a guidarvi e vi darà tutto ciò di cui avete davvero bisogno. E sapete quale sarà la parte più difficile? Rinunciare ai vostri ideali. Molti non guariscono, non crescono e non risolvono proprio per questa mancanza di fede.

 

domenica 3 dicembre 2023

Io sono l'IO

"Si è veduto come l'arte per superare i momenti della crisi corporea o psichica disperante, consista nel trasferire le redini di tutto all'Io superiore: servirsi della propria impotenza per evocare il principio della potenza. SI tratta di perdere il punto di vista dell'ego per il quale solo è possibile il senso della disperazione e della perdita. Affidare tutte le responsabilità all'autentico 'responsabile' e cessare di reagire, perché questo possa operare secondo il proprio potere, nuovo alla coscienza, inverso sconosciuto: volgersi al vero Soggetto dell'esperienza, per lasciare agire LUI, il solo capace di risolverla"
Massimo Scaligero, Meditazione e Miracolo


Domani compio 50 anni. E a dire la verità è come se avessi vissuto diverse vite, partendo dal basso, molto dal basso, arrampicandomi un gradino alla volta verso linee di vita sempre migliori. Partivo come molti da situazioni non proprio vantaggiose, da una famiglia con pesanti karma da processare, eppure per qualche strano caso sono sempre riuscito a cavarmela, anche quando mi sono scontrato con cose dolorose, distruttive, drammatiche e molto più grandi di me. Ora, ho cercato spesso di capire cosa fosse stato a proteggermi, salvarmi, a volte avvertirmi dei pericoli e cosa fosse quella grande mano che sembrava condurmi in un labirinto facendomi trovare ogni volta la via di uscita in modo magico. Ho spesso cercato di capire cosa fosse a dirigere i miei passi in modo apparentemente casuale.  A posteriori questo 'caso' mi è poi apparso come una precisa strategia; ciò che sembrava negativo alla fine si è rivelato positivo. Da ogni esperienza negativa, ho tratto insegnamenti, guida, aiuto, conoscenza, doni, aperture, miracolose soluzioni. Eppure non tutti coloro che hanno esperienze negative hanno la stessa fortuna di riuscire a convertire il negativo in positivo.. Cos'era questa fortuna che ho avuto io (mi chiedevo qualche giorno fa)?  Pensa e ripensa mi sono reso sempre conto di avere sempre fatto qualcosa di simile a ciò che Scaligero raccomanda nel suo meraviglioso libro: ho sempre  creduto che ci fosse qualcosa di più grande al quale affidavo il problema. E l'ho fatto spontaneamente sin da quando ancora neanche sospettavo che esistesse qualcosa chiamato 'spiritualità'. Lo dico non tanto per incensarmi quanto per mostrare che questo qualcosa può ben essere un aspetto della nostra esistenza che non ha a che fare con religioni, tradizioni e intermediari. Anzi ho paura che gli intermediari possano invero ritardare o bloccare l'intervento di questo qualcosa. L'unico modo di permettere a questo qualcosa di intervenire è infatti quello di , come si sente ripetere spesso negli ambienti spirituali, togliersi di mezzo. Ora ci sono due modi in cui ci si può di togliere di mezzo: uno è certamente la disperazione, quello stato in cui non abbiamo davvero più alcuna strada mentale o alcuna soluzione precostituita che possa funzionare, e in cui bene o male ci arrendiamo in maniera totale e integrale (che è stata un po' sempre la mia 'fortuna').  Ma la resa per disperazione è qualcosa a cui siamo in qualche modo costretti dalla vita quindi è qualcosa che non è nelle nostre corde dato che l'ego ha questa antipatica abitudine a voler fare sempre di testa sua. Nel tempo si è fatta strada in me la sensazione che si potesse in qualche modo evocare questo qualcosa di più grande allenandosi a rinunciare e a lasciare a Dio il problema, a farlo come una pratica interiore. La più alta forma di pratica, secondo me. E quindi da un certo momento della mia vita in poi ho iniziato ad accorgermi che tutte le discipline che trovavo sensate erano proprio quelle che proponevano la resa, l'abbandono di pensieri ed emozioni, di ragioni e principi, a quel grande vuoto ma non vuoto dal quale escono le mille soluzioni. Le nominerei una per una, quelle strade che ho percorso in più di trent'anni di ricerca ma ciò varrebbe solo a nutrire e ingrassare nuovamente gli ego spirituali dei ricercatori che ancora credono che al 'prossimo libro' o al 'prossimo corso' troveranno la via. La via è davvero molto semplice sulla carta, ma il fatto che sia semplice non significa che sia facile. Rinunciare volontariamente all'identificazione con pensieri, emozioni, convinzioni e principi spirituali, fare il vuoto ed evocare quel pensiero assoluto di fede in qualcosa, che possiamo non capire, non vedere, possiamo non essere capaci a far coincidere con una forma ma che è il grande risolutore di ogni problema. Let go Let God, diceva Lester Levenson. Eppure ciò richiede un grandissimo allenamento, quotidiano, spietato e inarrestabile. Per ogni passo che farò verso quell'affidarmi infatti le forze dell'ego che non vuole morire si faranno più serrate, più accanite. Sorgeranno dubbi, paure, sensazioni di morire , di perdere tutto, di disintegrarsi, sorgeranno ostacoli e anche ahimè buoni consiglieri che con le loro parole mi impediranno di udire la voce del mio stesso Sè. Sorgeranno dubbi sulla mia effettiva dignità: sono io degno di ricevere l'aiuto di Dio, e del suo potere vivificante, risanante, guaritore? E ciascuno di questi dubbi e pensieri, ciascuna di queste correnti astrali andranno osservate, accolte e poi lasciate andare, fino ad arrivare quella sorgente del pensiero vivente nel quale  'io e il padre mio' diverremo una cosa sola, allora i miei pensieri saranno i suoi pensieri e ognuno di questi diverrà una potente soluzione a qualsiasi problema. Il solo motivo per cui ci si può non riuscire è perché non si è disposti ad abbandonare i propri pensieri, le proprie emozioni, le proprie convinzioni anche spirituali ed affidarle a quel vuoto. 

'Io sono l'IO'
'Io avanzo dal vuoto verso la luce.' 
'Io sono il respiro che nutre la vita.'
'Io sono quel nulla, quella vacuità che va oltre tutta la coscienza'
'L'Io, L'Id, Il tutto.'
'Io tiro il mio arco dell'arcobaleno attraverso le acque.'
'Il continuum della mente e della materia.'
'Io sono ciò che entra ed esce dal respiro'
'L'invisibile, l'intoccabile brezza'
'L'indefinibile atomo della creazione'
'Io sono L'IO''

(La preghiera dell'IO , Mornah Simeona)

Con Amore, Andrea.


martedì 21 novembre 2023

Attacchi psichici, e autodifesa

Ho speso un mucchio di tempo a imparare tecniche di difesa psichica in un periodo e in un ambiente nel quale andava molto di moda dire di essere sotto 'attacco psichico' quando le cose andavano male, o quando si manifestava qualche problema imprevisto nella vita di certe persone inserite in un 'percorso esoterico'. Dopo anni di ricerche e sperimentazioni sono però sceso a patti col fatto che il più delle volte la 'negatività' nella vita di molti di noi non ha a che fare con 'attacchi dall'esterno' quanto piuttosto con traumi e ferite irrisolte che tendono ad attrarre energia ed eventi in risonanza. Spesso usare descrizioni mutuate da questa o quella disciplina spirituale, cose come Entità negative, energia negativa, forze avverse, elementali negativi ecc. ecc. serve soltanto a coprire con un bel drappo la nostra stessa responsabilità, le nostre proiezioni, e i nostri accumuli di esperienze non elaborate, cicatrizzate, il nostro vittimismo, il nostro narcisistico tratto puer. E a poco o a nulla servono gli elaborati rituali, gli scudi dell'aura, gli incensoni, le campane, i mantra protettivi e i sigilli se prima non si richiudono quelle falle auriche rappresentate proprio dai traumi e dalle ferite della nostra storia personale. Oggi dopo decine e decine di metodi appresi e sperimentati, posso dire che il miglior metodo nella mia esperienza per richiudere definitivamente queste falle, è l'approccio sistematico e costante dell'auto-osservazione, la luce della presenza che come un balsamo lenisce, ripara, reintegra e riassorbe tutto ciò che non possiamo o non vogliamo elaborare coscientemente. Certo è l'esercizio meno popolare, e c'è un motivo per questo: l'applicazione sistematica dell'intensità della presenza potrebbe ben distruggere le illusioni di quanti credevano che fosse tutto all'esterno il loro male. L'inconscio sa e teme che questa illusione possa crollare perchè allora si dovrebbe affrontare il proprio dolore senza più scappatoie proiettive. La buona notizia è che se crolla questa illusione allora potremmo iniziare a percepire la realtà spirituale del mondo sottile, quel dato vibrazionale che era prima sporcato dalle nostre credenze e convinzioni.


Un altro segreto per evitare od immunizzarsi rispetto a prseunti o effettivi attacchi psichici è il controllo del proprio pensiero: la capacità di generare pensieri autodeterminati e di sbattere fuori i pensieri non desiderati dal proprio campo di coscienza. Se non sappiamo fare questo ignoriamo che una delle prime modalità in cui una struttura psichicha "ostile" interferisce e cerca di attaccarci è proprio modificando il corso abituale dei nostri pensieri. 

Quando ti trovi ad avere improvvisamente pensieri pesanti e ripetitivi , e non sai come ci sei arrivato, quando di botto ti cade addosso una pesantezza che inizia a farti avere rimuginii oscuri, beh quello è il momento di esercitare il potere del pensiero focalizzato e di spostare l'attenzione, sbattendo fuori i pensieri intrusivi. Se non sai fare questo non puoi nemmeno sperare di liberarti da attacchi psichici di qualsiasi tipo con simboli, candele, e incensi. 


"Coloro che hanno avuto l'impressione di essere colpiti da qualche forma di «attacco psichico» riflettano un istante. L'episodio non può essere ricondotto a una vostra semplice proiezione mentale che si concretizza drammaticamente nella realtà? La risposta alla maggior parte dei nostri problemi, infatti, quasi inevitabilmente si trova dentro di noi. Talvolta il nostro Io chiede insistentemente e a ogni costo attenzione, anche quando la sua richiesta avviene con modalità non molto piacevoli secondo la maggior parte delle persone. Qualunque cosa stiate facendo, non esitate, non indietreggiate dinanzi al problema che il vostro Io ha sollevato e concedetevi il tempo per affrontarlo.
Le correnti di pensiero negativo non sono sempre facili da indirizzare, dal momento che esse vengono intercettate e attratte dai punti deboli della psiche delle persone.
La soluzione definitiva risiede sempre nella mente della cosiddetta vittima; fino a che il punto debole che attrae le correnti negative non sarà eliminato e riequilibrato, non si potrà dire che il problema sia stato risolto."
(Dion Fortune)



lunedì 13 novembre 2023

La rivincita del sé bambino e le tre chiavi alchemiche


Uno dei motivi per cui le intenzioni non si realizzano è il capriccio del sé bambino. Sì lo so che vi hanno sempre detto di accoglierlo, permettergli di esprimersi che andrebbe coccolato e aiutato. Ma il sé bambino, il puer è sia la fonte dell'ispirazione, dell'eros o energia piacere, sia il motivo di tanti disastri e un aspetto ombra che prima  poi è necessario affrontare. Se imparate a usare la seconda vista lo vedrete bene in voi e negli altri. Potete vederlo puntare i piedi e dire questo sì e questo no, piangere, urlare ed esibirsi soprattutto quando la vita non va come vuole. E c'è di più. Quel che vuole è sempre legato ai traumi e alle ferite della sua infanzia\adolescenza. Le sue rivincite sul mondo e sulla vita sono i vostri desideri più irrinunciabili e spesso quelli che non si realizzano mai. Sogni di gloria, di approvazione, di primeggiare, sogni nei quali il puer è guardato e lodato. Sogni di assenza di limiti, di assenza di responsabilità. Parlando con uno dei miei spiriti guida mi è stato fatto capire che maggiore è il livello cui aspiriamo maggiore è la responsabilità che abbiamo delle nostre stesse parole, dei pensieri, delle emozioni e dei desideri, prendersi questa responsabilità e vegliare sulla propria vibrazione dominante è il primo e più importante dovere di ogni mago errante. Ma il puer non vuole responsabilità ne doveri, vuole sentirsi libero. E trovo che nella gran parte dei ricercatori spirituali o aspiranti tali questo concetto non sia chiaro o sia astutamente evitato. Quindi lasciate che vi dica come mi sembra che stiano le cose. La crescita del livello di coscienza non ha nulla a che fare con la realizzazione dei vostri desideri puer, col trovare l'anima gemella, il lavoro o il guadagno dei sogni, con l'essere i primi e avere successo o realizzare i vostri talenti. Non direttamente comunque. La crescita del livello di coscienza ha a che fare con un'unica cosa. Alleggerire la propria energia pesante e renderla sempre più fine, leggera, in contatto con le dimensioni superiori e iniziare a seguire i dettami dello spirito che ahimè possono essere molto diversi da quelli del puer. Lo spirito può addirittura arrivare a negarvi qualcosa per cui fate i capricci pur di farvi capire che ciò che non vi fa crescere è proprio quel capriccio lì... oh, ma io creo la mia realtà, io sono il padrone del mio mondo.. eh no! Non proprio. Tu sperimenti delle situazioni in diretta connessione con il tuo segnale portante quello che ti mette davanti prove ed esami costantemente, prove ed esami che hanno a che fare con la tua emissione emotiva e di pensiero. Per questo dovretsti diventare responsabile di ciò che emetti prima di avere una speranza di controllare la tua realtà. E' per questo che Nobuo Shioya asseriva che la parte complementare ed essenziale del metodo di materializzazione dei pensieri era un lavoro sulla coscienza sintetizzato in tre passi:

- cercare il positivo in tutte le cose

- non dimenticarsi di ringraziare sempre

- non lamentarsi

Sono esattamente queste tre chiavi alchemiche che guariscono l'archetipo puer e vi rendono più leggeri, luminosi. E sono anche più importanti delle tecniche di materializzazione. Riuscite a trovare il positivo in un accadimento che giudicate negativo, o a vederne lo scopo didattico? Riuscite a ringraziare anche quando le cose non vanno come vorreste? Soprattutto riuscite a non lamentarvi mai? Fare questo è mettersi in grado di ricevere la 'grazia' ossia la soluzione ai vostri annosi problemi anche se la soluzione quasi mai sarà quella che voi vi auspicate. Magari a volte quel che volevate arriverà servito su un piatto d'argento, magari altre volte il desiderio scomparirà perché ne vedrete l'illusorietà e l'inutilità. E prima o poi sarete chiamati a rinunciare a quel capriccio del puer che tanto vi assilla e tanto vi allontana dalle chiamate dello spirito.


martedì 7 novembre 2023

La disciplina, la libertà, la spontaneità

Devi fare uno sforzo, per andare oltre lo sforzo e arrivare allo stato senza sforzo


(Lester Levenson)

Ogni tanto incontro qualcuno che odia la disciplina, le regole, il metodo. Odia fare le cose sempre uguali, sedersi a meditare mezz'ora, fare Zhan Zhuang o Peng Qi guan Ding fa mezz'ora tutti i giorni, darsi delle regole, seguire dei principii. Trovo che quando la ricerca interiore diviene strutturata molti si infastidiscono preferendo cose più libere, creative. E hanno ragione. La pratica è noiosa e l'ego non regge mai la noia. L'auto-osservazione è noiosa. Praticare Zhineng Qigong 2 o 3 ore al giorno è noioso. Molti ex studenti, colleghi, o conoscenti si sono chiusi dietro un principio di 'spontaneità', affermando che tutto quel rigore interno richiesto dal lavoro su di sé non permette più la spontaneità ed allontana dalla vita 'reale'. Ma se guardiamo più da vicino questo problema vediamo un fatto molto importante. Quella che per molti è considerata libertà e spontaneità altro non è che l'adesione indiscriminata a una serie di istinti, impulsi, desideri dei quali abbiamo poco o nessun controllo. Quasi tutto quello che viene agito nella vita reale è agito da uno stato di inconsapevolezza nel quale si cerca essenzialmente un piacere\sollievo momentaneo più o meno lungo a quel senso di agitazione, ansia e vuoto che rimane, non visto, al di sotto della nostra attenzione cosciente. Quasi tutto quello che desideriamo e bramiamo viene fuori da programmazioni ricevute, da influenze culturali e più in generale da storie che ci raccontiamo da quando nasciamo a quando moriamo... e se potessimo veramente accorgerci quanto poco spontanea è la nostra spontaneità e quanto la ricerca del sentirsi meglio sia, alla lunga, un'arma a doppio taglio ci metteremmo immediatamente a cercare una soluzione. Ci sono due tipi di disciplina come mi ricordava una delle persone che mi ha letteralmente salvato la vita nel periodo più disastroso della mia esistenza. Quella che ci si impone o ci viene imposta per dovere, per un giudizio, o per un senso di colpa, e quella invece che viene scelta, che scaturisce spontaneamente da un bisogno profondo e che ci fa amare quella stessa disciplina. Il lavoro su di sé quindi non può essere imposto ne da sé stessi ne da qualcun'altro. Non potete fingere, se ci provate vi stancherete presto, e passerete ad altro come una delle tante cose che volevate spontaneamente provare a fare. Deve invece scaturire da una scelta che si fa quando si vede a quanti automatismi e infelicità ci lasciamo andare, quando si vede in maniera spietata che il proprio destino è ineluttabile se non si fa qualcosa per cambiarne le radici che sono nella sfocatura, nelle storie che racconta e nella nostra totale adesione ad esse. E quello sforzo che facciamo per andare oltre tutte le nostre tendenze inconsce, la ricerca della felicità, la cosiddetta spontaneità, la soddisfazione di ogni nostro piccolo bisogno e vezzo è uno sforzo che ci rende progressivamente sempre più liberi, autonomi e in connessione con un'altra mente che è sempre la nostra ma che se ne stava lì a sonnecchiare in attesa che ci rendessimo conto della sua flebile voce. E così magari un giorno ci renderemo conto che la felicità non è nelle cose, negli ottenimenti, nelle persone e negli eventi ma uno stato naturale al quale siamo chiamati a tornare.

Lo sforzo è necessario per poi poterlo trascendere. Poiché non è possibile per me trascendere qualcosa, se non ci si entra prima in relazione.

lunedì 3 aprile 2023

Essere reali

 “Questo ambiente spirituale moderno è stracolmo di esseri talmente luminosi da non vedere a un palmo dal proprio naso perché accecati dalla loro stessa luce. E allora ben venga il buio, sia lodata un po’ di sana solitudine per poter restare con i piedi ben piantati nella pesante e oscura terra, a ricordarmi da dove vengo e cosa sono: un essere mortale. ”
M. M. Judas